Duomo
di Vibo Valentia
Il duomo di Vibo fu costruito tra il 1680 ed il 1723. Sorge
sui resti di due precedenti chiese, una basilica bizantina (IX secolo)
ed una chiesa medievale (XIII secolo). La sua facciata è stretta
tra due campanili. Le porte in bronzo raccontano la storia della
città.
Raggiungibile percorrendo il pittoresco quartiere medioevale,
il Castello, suggestivo impianto monumentale in cui sono ancora
ben conservate alcune abitazioni in pietra ed antichi palazzi nobiliari.
Castello Normanno
Castello Vibo Valentia fu fondata dai coloni greci di Locri
nel VII secolo a.C. e divenne poi importante "Municipium" romano.
In questa immagine è ritratto l'imponente castello normanno-svevo,
eretto tra il 1055 e il 1057 da Ruggiero il Normanno.
Il Museo Archeologico Statale "Vito Capialbi
Il Museo Archeologico Statale di Vibo Valentia è stato fondato
nel 1969 per volontà dell'allora Soprintendente dott. Gíuseppe Foti,
con il patrocinio dei Lions Club di Vibo Valentia. è intitolato
al conte Vito Capialbi, illustre studioso ottocentesco uomo di lettere
ed archeologo insigne. ha sede al Castello Normanno-Svevo di recente
restaurato dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici Artistici
e Storici della Calabria; il monumento fu costruito da Ruggero il
Normanno nel 1070, come avamposto fortificato; a quell'epoca risale
la torre ottagonale, successivamente, Federico II di Svevia, fece
aggiungere altri quattro baluardi che poi, vennero rinforzati dagli
Angioini; in età tarda fu riutilizzato come prigione, dopo aver
subito seri danni durante il terremoto dei 1783.
Il Museo ospita i materiali provenienti dagli scavi effettuati
nella città e nel suo territorio, a partire dal periodo in cui essa
fu prima subcolonna locrese, col nome di Hìpponion, poi Municipium
romano con quello di Valentia, ed infine borgo medievale denominato
MonsIeonis. Sono esposti anche reperti appartenenti a prestigiose
collezioni private costituitesi nel tempo, a Vibo, in seno ad alcuni
nuclei familiari, nobili e borghesi: i Capialbi, i Cordopatri, gli
Albanese.
Le collezioni; esposte, comprendono materiali pre e protostorici
provenienti dal territorio, insieme a quelli greci, romani e medievali.
In particolare grande risalto hanno, per l'età preistorica, i reperti
rinvenuti nel territorio, nei pressi dell'attuale Briatico, zona
in cui sono state scavate alcune tombe del bronzo finale ed una
capanna dell'eneolitico. L'età greca, è illustrata attraverso i
materiali provenienti dalle quattro aree sacre dislocate in varie
aree della città, e frutto di scavi antichi, effettuati dall'Orsi
(che ne identificò il sito), e di quelli più recenti, ad opera di
funzionari della Soprintendenza Archeologica. li percorso espositivo
che segue il criterio topografico ed insieme cronologico inizia
con la stipe votiva di contrada Scrimbia la più antica e la più
ricca finora rinvenuta nella città, databile a partire della fine
del VII sec. a.C. e fino a tutto il V sec. a.C.; notevole la ceramica
di importazione da vari centri della Grecia, Corynthos Atene, Rodi
ecc., che comprende anche vasi di grandi dimensioni fabbricati in
officine di noti céramisti greci; tra i prestigiosi reperti bronzei
hanno grande risalto parecchi elmi arcaici finemente cesellati ed
alcuni bacili anch'essi decorati; molto particolare anche le statuette
di offerenti presenti in gran numero e gli oggetti di gioielleria
(orecchini, anelli, fibule, spilloni ecc.) in oro, argento e avorio.
Da un'altra stipe votiva rinvenuta in località Cofino, provengono
alcuni esemplari di pinakes, bassorilievi di terracotta connessi
al culto di Kore Persefone dea delle messi e del rigoglio della
natura. Conclude l'esposizione delle aree sacre la parziale ricostruzione
dell'elevato del tempio rinvenuto dall'Orsi in contrada Belvedere-Telegrafo.
Al piano inferiore sono presentati i reperti rinvenuti dalIa
necropoli occidentale, scavata in anni successivi, e databile dalla
fine del VII sec. a.C. fino al IV sec. a.C.; testimonianza unica
per il suo interesse documentario è la laminetta attestante il culto
orfico, rinvenuta nel sepolcro di una defunta, iniziata a quella
religione; il reperto, databile al V – IV sec. a.C. rappresenta
il vademecum per ottenere la felicità nell'oltretomba, l'iscrizione
su lamina d'oro che si sviluppa su più righe è in lingua dorico
– ionica. Segue la necropoli Brettia di contrada Piercastello, unica
testimonianza, insieme alle monete, del dominio di quel popolo sulla
città greca. Dopo le vetrine dedicata ai materiali provenienti dalle
collezioni antiquarie, tra cui emerge il monetiere Capialbi, con
reperti quasi unici, come gli aurei locresi, si passa all'esposizione
relativa alla città romana; essa, accoglie, oltre ai reperti ceramici
(sigillata africana, contenitori ecc.) anche: statue di marmo, tra
le quali è da notare il busto di Agrippa, risalente ad età augustea;
iscrizioni su tegole e gigantografie di mosaici pavimentati databili
tra il g ed il IV sec. d.C., visitabili in località Sant'Aloe dove
è stato rinvenuto un monumentale settore dell'abitato con un complesso
termale. Chiude l'esposizione una rassegna di reperti provenienti
dal territorio (statue, busti, ecc.), tra cui il più significativo
è un mosaico pavimentale, con fontane in marmo, in posizione centrale,
e decorazioni policrome di amorini pescatori su barche, che navigano
in un mare popolato di pesci. Il Museo è aperto tutti i giorni dalle
9.00 alle 19.00 (ingresso a pagamento), in città sono visitabili
alcune aree archeologiche:
le monumentali mura di cinta di età greca, in località Trappeto
Vecchio, il tempio dorico al parco delle Rimembranze (attuale Scuola
di Polizia); i resti dell'abitato romano, con abitazioni decorate
con mosaici policromi, in località Sant'Aloe. Tutte sono aperte
dalle ore 9.00 alle 13.00, e dalle 15.00 alle 19.00.
Museo dei Marchesi di Francia Vibo Valentia
La raccolta comprende una notevole collezione di artisti di
scuola napoletana operanti tra il XVII ed il XIX secolo (degni di
nota i quadri di Luca Giordano e interessanti opere paesaggistiche
della scuola di Salvator Rosa). Degno di attenzione anche l'arredamento
ottocentesco del palazzo, le decorazioni, in particolare i sovraporta,
opere di grande pregio anche se di autore non ancora identificato.
La sede del museo è lo storico palazzo Di Francia, edificato nel
XVIII secolo ad opera dell'architetto G.B. Vinci; pregevole per
la sua unicità il giardino all'italiana annesso all'edificio. Il
palazzo fu la residenza del Re di Napoli Gioacchino Murat durante
i suoi lunghi soggiorni in Calabria.
Museo dell'Arte Sacra Vibo
Valentia
La raccolta contiene 150 pezzi tra opere d'arte del Duomo
e pezzi provenienti da donazioni private. Di particolare interessi
una "Madonna col Bambino" e "San Luca" e alcune statue in marmo
del Gagini, 10 statuine in bronzo dorato di Cosimo Fanzago, 5 plastici
di Francesco Gerace, un dipinto di scuola senese del 1508 raffigurante
Santa Caterina. Sono conservati anche paramenti sacr e argenti.
<>b>Biblioteca Comunale
La Biblioteca Comunale di Vibo Valentia è stata istituita
nel 1956 in attuazione del Piano nazionale di pubblica lettura.
Il fondo librario originale era di circa 6.000 volumi provenienti
da diverse donazioni. Nel 1968 è stata incorporata dal Centro Servizi
Culturali dell'Unione Nazionale per la Lotta contro l'Analfabetismo,
istituito su iniziativa della Cassa per il Mezzogiorno e del Formez :
il Centro promosse iniziative e ricerche per la soluzione di problemi
della scuola e per la conoscenza dei beni culturali del territorio.
Dopo lo scioglimenti dei Centri (1979) la biblioteca è di nuovo
passata in gestione al Comune di Vibo Valentia. La sede attuale
della biblioteca è un edificio di circa 1.200 metri quadrati, diviso
in 12 locali; oltre alle sale lettura ed alle sale che ospitano
i cataloghi ed i libri c'è un'ampia sala conferenze. Pubblica i
Quaderni di informazione bibliografica.