In
principio fu un centro appartenente ai Bruzi che la denominarono
Veip (da cui deriva "Vibo"), in seguito, fu colonia greca con il
nome di Hipponion. Nel 192 a.C. i romani vi insediarono una colonia
chiamandola Valentia e, successivamente, in epoca imperiale, Vibo
Valentia. I bizantini provvidero a fortificarla ma i saraceni, verso
il X secolo, la distrussero; Federico II di Svevia la ricostruì
e ne cambiò il nome in Monteleone di Calabria.
Già al tempo dei Greci prima e dei Romani poi, eletta Municipio,
conobbe una sua centralità strategica e politica, tanto che ebbe
l'onore di ospitare Giulio Cesare, Ottaviano e Cicerone, che la
ricorda nelle sue lettere. La costruzione della Via Popilia interessò
la città che divenne un'importante stazione. La ricchezza di legname,
fornito dall'entroterra, favorirà il sorgere presso il porto di
industrie navali.
Fu una delle prime sedi episcopali, che Ruggero il Normanno
trasferi nella sua Mileto.
Nell'ottocento i Francesi la elevarono a capoluogo della Calabria
Ultra e da allora fino a pochi decenni addietro fiorirono tanti
mestieri, il cui ricordo è nel nome di strade (Via Forgiari, Via
Chitarrari, Via Argentaria, ecc.) e di istituzioni come il Real
Collegio Vibonese (l'ancora esistente Convitto Filangieri e il teatro
Comunale, demolito negli anni '60).
Sotto il Fascismo, per opera di Luigi Razza, giornalista,
politico, deputato al Parlamento e Ministro dei Lavori Pubblici,
si avviò un grande rilancio nel campo dei lavori pubblici, tra cui
spicca la costruzione del palazzo del municipio, in stile fascista.
Per iniziativa dello stesso Razza, nel 1927 un regio decreto ispirato
dal governo fascista ribattezzò la città da Monteleone di Calabria
a, secondo la dizione latina, Vibo Valentia. La spinta edilizia
pubblica nella città ebbe un deciso arresto quando il ministro Razza
scomparve in un incidente aereo in Egitto nel 1935. La città ha
voluto successivamente onorarne la memoria con una statua bronzea,
a figura intera, scolpita da F. Longo nel 1938, la quale si erge
in Piazza Duomo su un alto piedistallo, sormontato da una stele
recante in cima l'effigie marmorea della Vittoria alata. Un'altra
effigie gli è stata riservata nel Palazzo del Municipio, a lui intitolato.
Nel 1993 con la realizzazione di un solenne monumento, la
città ha inteso onorare la memoria di un altro suo illustre figlio,
Michele Morelli, grande patriota e martire del risorgimento.
Il 3 Luglio 2006 viene duramente colpita da una alluvione
che provoca la morte di 4 cittadini ed ingenti danni economici all'industria,
al turismo ed ai beni dei privati. I danni maggiori si registrano
nelle località di Longobardi, Vibo Marina e Bivona, investite da
un'enorme e inverosimile quantità di acqua mista a fango e detriti.
Non si esclude che la cattiva gestione dei canali di deflusso delle
acque e l'abusivismo edilizio abbiano avuto un ruolo importante
nella conta finale dei danni.